2024
979-12-5482-231-9
Riti, rituali e liturgie possono permettere (o addirittura favorire) la coesistenza di gruppi religiosi diversi? Se si considera il caso delle comunità cristiane presenti al Santo Sepolcro a Gerusalemme nei secoli del Medioevo, la risposta è affermativa. Soprattutto rispetto alla Settimana Santa fonti liturgiche varie per lingua e per genesi riflettono liturgie differenti ma anche riti comuni e permettono, così, di ricostruire una specifica dialettica fra unità e pluralità dell’ecumene cristiana, nonché processi identitari, forme di riconoscimento dell’alterità, meccanismi di separazione, esclusione e seclusione. Il sistema di spazi costruiti nei luoghi identificati come teatro della passione, morte e Resurrezione di Gesù risulta condiviso da Latini, Greci, Armeni, Georgiani, Copti, Etiopi, Nubiani, ma, al contempo ciascuno di essi mantiene forme specifiche di celebrazione, esprimendo il legame con la madrepatria e la propria unicità culturale, teologica, ecclesiologica.
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