La monografia vuole offrire al dibattito sul tema della rilevanza dell'azione sindacale e del suo riconoscimento giuridico un contributo che possa dare una sistemazione unitaria a tutti gli atti e fatti caratterizzanti il fenomeno dell’azione sindacale, descrivendo, dal punto di vista giuridico, la corrispondenza biunivoca che struttura il binomio organizzazione-azione secondo una reciproca influenza dei suoi due termini e che si manifesta nella realtà sociale delle relazioni professionali collettive; l’Autore copie così una scelta di metodo mantendo al centro dell’indagine sul fenomeno sindacale questa sua caratteristica strutturale che consente di cogliere e di spiegare, anche dal punto di vista giuridico, la reale rilevanza della dinamicità delle relazioni collettive, sia rispetto al loro riconoscimento, sia rispetto alla loro efficacia nel modificare la realtà giuridica, oltre che sociale. Il lavoro di ricerca si sviluppa individuando a supporto del riconoscimento giuridico una struttura, o una formula, comune a tutti i momenti dell’agire sindacale che ne consenta una considerazione unificante fra organizzazione ed azione. L’ipotesi che riconduce di tutti i momenti dell’azione sindacale all’essenza della loro intima unitarietà è quella che individua tale essenza nella funzione negoziale o negozialità, vale a dire, nella volontà libera e consapevole dei soggetti agenti di modificare la realtà sociale alla stregua dell’ordinamento giuridico. E’ ciò che, per l’Autore, connota l’agire sindacale come insieme di atti posti in essere in espressione dell’autonomia negoziale e che acquista organicità e coordinazione teleologica attraverso il riconoscimento ai privati di quell’autonomia da parte dell’ordinamento. Come per la prima edizione, l’Autore prosegue, nella seconda, nel ricorso alla formula del negozio giuridico perché non pone sovrastrutture - come, spiega, potrebbe invece fare la formula del contratto - all’essenza della volontà libera e consapevole; In questa seconda edizione, anzi, la centralità della volontà è ancor più valorizzata attraverso la riconduzione della causa dei negozi sindacali fino alla coincidenza con l’interesse collettivo che muove quella volontà. E’ una proposta che si pone volutamente in linea di continuità con il diritto civile e ciò non per sostenere una sudditanza del diritto del lavoro da esso, bensì per dare ancor maggiore evidenza a come l’autosufficienza del diritto sindacale rispetto all’intervento eteronomo del legislatore speciale stia nella sua appartenenza al diritto comune degli atti e dei negozi dell’autonomia privata. Viene mantenuto l’approccio filosofico-giuridico che vale a guidare il percorso definitorio dell’azione sindacale laddove, per giungere alla sua essenza, l’Autore procede ad una scomposizione per fattori primi del suo insieme fenomenologico. Il supporto della filosofia diviene irrinunciabile nell’indagine sul come quei fattori, la libertà e la volontà, accedano all’essenza dell’azione sindacale; si tratta, infatti, di una scomposizione alla ricerca di riferimenti che assumono nel percorso un non scontato carattere valoriale. La seconda edizione, ripercorrendo la teoria già ricostruita nella prima, la verifica anche rispetto alla sua propria dimensione giussindacale. Viene operato, dunque, il confronto con le altre teorie di sistemazione generale del fenomeno sindacale che intuiscono la necessità di una rappresentazione unitaria dello stesso e che avvalorano l’autonomia privata (Francesco Santoro-Passarelli, Giugni, Dell’Olio); di queste celeberrime teorie vengono evidenziati anche i limiti rispetto alla loro capacità di una considerazione totalizzante dell’azione sindacale; essi sono individuati, dall’Autore, nel risolvere la descrizione dell’azione con la descrizione dell’organizzazione, nell’esasperare la rilevanza dell’autonomia anche a prescindere dal suo riconoscimento in un ordine giuridico unitario, nel considerare come momenti separati l’organizzazione e l’azione o comunque nel non riuscire a descriverne la reciproca influenza. Viene poi verificata la riconducibilità all’essenza negoziale ed alla sua formula unificante descrittiva di tutti gli atti ed i fatti giuridicamente rilevanti dell’azione sindacale per completarne la sistemazione unitaria. L’essenza della negozialità, infine, è ricondotta necessariamente e direttamente ai soggetti collettivi per via del riconoscimento di meritevolezza che l’ordinamento giuridico, a partire dall’art. 39, comma 1 Cost., assicura all’interesse collettivo di cui quei soggetti sono portatori in via autonoma rispetto ai soggetti individuali.

La funzione negoziale nell'azione sindacale. Seconda ed. Contributo per una teoria unificante del riconoscimento giuridico dell'azione sindacale

TESTA F
2010-01-01

Abstract

La monografia vuole offrire al dibattito sul tema della rilevanza dell'azione sindacale e del suo riconoscimento giuridico un contributo che possa dare una sistemazione unitaria a tutti gli atti e fatti caratterizzanti il fenomeno dell’azione sindacale, descrivendo, dal punto di vista giuridico, la corrispondenza biunivoca che struttura il binomio organizzazione-azione secondo una reciproca influenza dei suoi due termini e che si manifesta nella realtà sociale delle relazioni professionali collettive; l’Autore copie così una scelta di metodo mantendo al centro dell’indagine sul fenomeno sindacale questa sua caratteristica strutturale che consente di cogliere e di spiegare, anche dal punto di vista giuridico, la reale rilevanza della dinamicità delle relazioni collettive, sia rispetto al loro riconoscimento, sia rispetto alla loro efficacia nel modificare la realtà giuridica, oltre che sociale. Il lavoro di ricerca si sviluppa individuando a supporto del riconoscimento giuridico una struttura, o una formula, comune a tutti i momenti dell’agire sindacale che ne consenta una considerazione unificante fra organizzazione ed azione. L’ipotesi che riconduce di tutti i momenti dell’azione sindacale all’essenza della loro intima unitarietà è quella che individua tale essenza nella funzione negoziale o negozialità, vale a dire, nella volontà libera e consapevole dei soggetti agenti di modificare la realtà sociale alla stregua dell’ordinamento giuridico. E’ ciò che, per l’Autore, connota l’agire sindacale come insieme di atti posti in essere in espressione dell’autonomia negoziale e che acquista organicità e coordinazione teleologica attraverso il riconoscimento ai privati di quell’autonomia da parte dell’ordinamento. Come per la prima edizione, l’Autore prosegue, nella seconda, nel ricorso alla formula del negozio giuridico perché non pone sovrastrutture - come, spiega, potrebbe invece fare la formula del contratto - all’essenza della volontà libera e consapevole; In questa seconda edizione, anzi, la centralità della volontà è ancor più valorizzata attraverso la riconduzione della causa dei negozi sindacali fino alla coincidenza con l’interesse collettivo che muove quella volontà. E’ una proposta che si pone volutamente in linea di continuità con il diritto civile e ciò non per sostenere una sudditanza del diritto del lavoro da esso, bensì per dare ancor maggiore evidenza a come l’autosufficienza del diritto sindacale rispetto all’intervento eteronomo del legislatore speciale stia nella sua appartenenza al diritto comune degli atti e dei negozi dell’autonomia privata. Viene mantenuto l’approccio filosofico-giuridico che vale a guidare il percorso definitorio dell’azione sindacale laddove, per giungere alla sua essenza, l’Autore procede ad una scomposizione per fattori primi del suo insieme fenomenologico. Il supporto della filosofia diviene irrinunciabile nell’indagine sul come quei fattori, la libertà e la volontà, accedano all’essenza dell’azione sindacale; si tratta, infatti, di una scomposizione alla ricerca di riferimenti che assumono nel percorso un non scontato carattere valoriale. La seconda edizione, ripercorrendo la teoria già ricostruita nella prima, la verifica anche rispetto alla sua propria dimensione giussindacale. Viene operato, dunque, il confronto con le altre teorie di sistemazione generale del fenomeno sindacale che intuiscono la necessità di una rappresentazione unitaria dello stesso e che avvalorano l’autonomia privata (Francesco Santoro-Passarelli, Giugni, Dell’Olio); di queste celeberrime teorie vengono evidenziati anche i limiti rispetto alla loro capacità di una considerazione totalizzante dell’azione sindacale; essi sono individuati, dall’Autore, nel risolvere la descrizione dell’azione con la descrizione dell’organizzazione, nell’esasperare la rilevanza dell’autonomia anche a prescindere dal suo riconoscimento in un ordine giuridico unitario, nel considerare come momenti separati l’organizzazione e l’azione o comunque nel non riuscire a descriverne la reciproca influenza. Viene poi verificata la riconducibilità all’essenza negoziale ed alla sua formula unificante descrittiva di tutti gli atti ed i fatti giuridicamente rilevanti dell’azione sindacale per completarne la sistemazione unitaria. L’essenza della negozialità, infine, è ricondotta necessariamente e direttamente ai soggetti collettivi per via del riconoscimento di meritevolezza che l’ordinamento giuridico, a partire dall’art. 39, comma 1 Cost., assicura all’interesse collettivo di cui quei soggetti sono portatori in via autonoma rispetto ai soggetti individuali.
2010
978-88-348-8809-4
lavoro diritto
sindacati
relazioni industrali
diritto privato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14092/2331
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