Il tema trattato dall’Autore – inserito nella collana Saggi dell’Università Europea di Roma – è quello del riconoscimento giuridico dell’azione sindacale attraverso l’individuazione di una «formula» con funzione unificante tanto l’organizzazione quanto l’agire di questa. La «formula» considerata è quella del negozio giuridico. Il lavoro segna la ricerca di soluzione ad un’avvertita necessità di continuità fra il diritto del lavoro ed il diritto civile, continuità recuperata dall’Autore anche attraverso il ricorso ad una articolata indagine di carattere filosofico-giuridico, che nell’economia dell’opera appare fondante. È infatti preoccupazione dell'Autore quella di individuare, anzitutto, punti di riferimento che garantiscano l'organicità della trattazione laddove l'avvertita esigenza di indagare sul dato concreto potrebbe condurre a variazioni sul metodo e sul punto di vista. Proprio dall'indagine sulla concreta realtà sociale nella quale si svolge l'azione sindacale emerge, per l'Autore, una corrispondenza biunivoca fra organizzazione ed azione che consente di trattarne come di un sistema unitario e che necessita di una considerazione «alla stregua dell’ordinamento giuridico». Così, attraverso uno svolgimento logico tutto di tipo induttivo, si giunge ad individuare ciò che dell'azione sindacale è irriducibile, fungendo da suo fattore primo, e cioè la libertà della volontà; punto di riferimento che da sé, però, non basta permanendo la necessaria sua considerazione alla stregua della realtà sociale in cui l'azione sindacale si manifesta. A questa prima fase della ricerca segue, quindi, la necessaria individuazione di quella formula che consenta di ordinare a quel fattore primo la fenomenologia. La formula è quella dell’«autoregolamento di privati interessi alla stregua dell'ordinamento giuridico»: è la formula della negozialità quale funzione ordinante e unificante l'organizzazione e l'azione nei vari rapporti che il loro concreto atteggiarsi genera. E’ la formula che per l'Autore consente il riconoscimento giuridico unitario di tutti gli atti dell'azione sindacale e che non mortifica, in quell'unitaria considerazione, le specificità proprie di ciascuno di essi. Infine, la verifica delle implicazioni dell'uso di questa formula contribuiscono alla verifica della sua perdurante attualità e alla riconduzione del fenomeno considerato al suo fondamento, a titolo originario, nella libertà dei privati soggetti dei rapporti di lavoro, evidenziando l’altro motivo che vuole essere ricorrente in tutto lo svolgimento della ricerca e cioè, come accennato, la necessità di mantenere una linea di continuità con il diritto comune. La linea di continuità con il diritto comune rappresenta, per altro verso, il legame indissolubile con la libertà dei fini dell’autonomia privata che, nel colloquio auspicato con il diritto pubblico, immunizza il diritto sindacale, e l'azione sindacale stessa, da ogni vincolo di scopo esterno o eteronomo e rende proficuo quel dialogo stesso. Senza il mantenimento di questa continuità l'azione sindacale non potrà più avere il suo riferimento nella libertà e conseguentemente non riuscirà più a trovare la regola unificante. Completano il lavoro le diverse pagine di una corposa nota bibliografica che sistema per argomenti trattati le opere consultate.

La funzione negoziale nell'azione sindacale

TESTA F
2008-01-01

Abstract

Il tema trattato dall’Autore – inserito nella collana Saggi dell’Università Europea di Roma – è quello del riconoscimento giuridico dell’azione sindacale attraverso l’individuazione di una «formula» con funzione unificante tanto l’organizzazione quanto l’agire di questa. La «formula» considerata è quella del negozio giuridico. Il lavoro segna la ricerca di soluzione ad un’avvertita necessità di continuità fra il diritto del lavoro ed il diritto civile, continuità recuperata dall’Autore anche attraverso il ricorso ad una articolata indagine di carattere filosofico-giuridico, che nell’economia dell’opera appare fondante. È infatti preoccupazione dell'Autore quella di individuare, anzitutto, punti di riferimento che garantiscano l'organicità della trattazione laddove l'avvertita esigenza di indagare sul dato concreto potrebbe condurre a variazioni sul metodo e sul punto di vista. Proprio dall'indagine sulla concreta realtà sociale nella quale si svolge l'azione sindacale emerge, per l'Autore, una corrispondenza biunivoca fra organizzazione ed azione che consente di trattarne come di un sistema unitario e che necessita di una considerazione «alla stregua dell’ordinamento giuridico». Così, attraverso uno svolgimento logico tutto di tipo induttivo, si giunge ad individuare ciò che dell'azione sindacale è irriducibile, fungendo da suo fattore primo, e cioè la libertà della volontà; punto di riferimento che da sé, però, non basta permanendo la necessaria sua considerazione alla stregua della realtà sociale in cui l'azione sindacale si manifesta. A questa prima fase della ricerca segue, quindi, la necessaria individuazione di quella formula che consenta di ordinare a quel fattore primo la fenomenologia. La formula è quella dell’«autoregolamento di privati interessi alla stregua dell'ordinamento giuridico»: è la formula della negozialità quale funzione ordinante e unificante l'organizzazione e l'azione nei vari rapporti che il loro concreto atteggiarsi genera. E’ la formula che per l'Autore consente il riconoscimento giuridico unitario di tutti gli atti dell'azione sindacale e che non mortifica, in quell'unitaria considerazione, le specificità proprie di ciascuno di essi. Infine, la verifica delle implicazioni dell'uso di questa formula contribuiscono alla verifica della sua perdurante attualità e alla riconduzione del fenomeno considerato al suo fondamento, a titolo originario, nella libertà dei privati soggetti dei rapporti di lavoro, evidenziando l’altro motivo che vuole essere ricorrente in tutto lo svolgimento della ricerca e cioè, come accennato, la necessità di mantenere una linea di continuità con il diritto comune. La linea di continuità con il diritto comune rappresenta, per altro verso, il legame indissolubile con la libertà dei fini dell’autonomia privata che, nel colloquio auspicato con il diritto pubblico, immunizza il diritto sindacale, e l'azione sindacale stessa, da ogni vincolo di scopo esterno o eteronomo e rende proficuo quel dialogo stesso. Senza il mantenimento di questa continuità l'azione sindacale non potrà più avere il suo riferimento nella libertà e conseguentemente non riuscirà più a trovare la regola unificante. Completano il lavoro le diverse pagine di una corposa nota bibliografica che sistema per argomenti trattati le opere consultate.
2008
978-88-89174-83-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14092/2333
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