Scopo del lavoro è quello di saldare il concetto di facoltà immaginativa umana con quello di coscienza morale, proseguendo a grandi linee l’impostazione di Mark Johnson nel suo Moral Imagination. Implications of Cognitive Science for Ethics (1994), ma in una cornice teorica diversa da quella dell’utilitarismo moderato (o realismo critico). In effetti, i dati (anche empirici) che provano il ruolo della facoltà immaginativa in attività dello spirito quali il giudizio etico e l’agire morale non sono spiegabili unicamente entro una cornice anti-realista. Al contrario, è possibile recuperare il valore dell’etica come scienza categoricamente normativa degli atti umani senza incorrere nell’assolutismo dogmatista o nel relativismo utilitarista, ma riproponendo una nozione di oggettività naturale, quale si ritrova per esempio nell’etica di Giambattista Vico. In questo senso i dati provenienti dalla neuroetica si rivelano particolarmente utili perché forniscono una spiegazione degli atti umani che – pur nel suo determinismo – indirettamente confuta il relativismo etico e conferma l’esistenza della legge morale naturale. D’altra parte, l’etica delle virtù permette di interpretare i fenomeni neurobiologici in modo coerente con l’autonomia classica che vede nell’assenso il nucleo della libertà umana, individuando così nuovi spunti teorici e pratici per la lettura delle principali questioni bioetiche.
Autonomia e immaginazione morale. Etica, bioetica e neuroscienze
NAVARINI C
2012-01-01
Abstract
Scopo del lavoro è quello di saldare il concetto di facoltà immaginativa umana con quello di coscienza morale, proseguendo a grandi linee l’impostazione di Mark Johnson nel suo Moral Imagination. Implications of Cognitive Science for Ethics (1994), ma in una cornice teorica diversa da quella dell’utilitarismo moderato (o realismo critico). In effetti, i dati (anche empirici) che provano il ruolo della facoltà immaginativa in attività dello spirito quali il giudizio etico e l’agire morale non sono spiegabili unicamente entro una cornice anti-realista. Al contrario, è possibile recuperare il valore dell’etica come scienza categoricamente normativa degli atti umani senza incorrere nell’assolutismo dogmatista o nel relativismo utilitarista, ma riproponendo una nozione di oggettività naturale, quale si ritrova per esempio nell’etica di Giambattista Vico. In questo senso i dati provenienti dalla neuroetica si rivelano particolarmente utili perché forniscono una spiegazione degli atti umani che – pur nel suo determinismo – indirettamente confuta il relativismo etico e conferma l’esistenza della legge morale naturale. D’altra parte, l’etica delle virtù permette di interpretare i fenomeni neurobiologici in modo coerente con l’autonomia classica che vede nell’assenso il nucleo della libertà umana, individuando così nuovi spunti teorici e pratici per la lettura delle principali questioni bioetiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.