The seismic events began in Northern Italy (Emilia Romagna, Lombardia and Veneto regions) in late May 2012 caused the death of 27 inhabitants, injuries to about 350 and the displacement of over 16,000. The strongest shocks were recorded on May 20th (magnitude 5.9 Richter) and May 29th (5.8 and 5.3). The overall sequence, however, started on May 20th and lasted throughout the summer, with a total of over 2400 shocks of varying energy, between magnitude 1 and 5. A large number of towns in the area suffered major damage to historic buildings and industrial facilities. In some cases it was determined that design, construction and / or maintainance of such buildings did not take into account the possibility of strong earthquakes. Out of the over 100 towns primarily affected by the quake, 15 suffered damage classified between grades 8 and 6-7 on the European Macroseismic Scale. In the mostly affected area of Emilia Romagna (provinces of Modena, Reggio Emilia, Ferrara and Bologna) 36% of the buildings resulted usable, 36% non usable, 19% temporarily unusable, 4% partially unusable and 5% unusable due to an external danger. Assistance to population was given under coordination of the national Dipartimento della Protezione Civile, but also by local initiatives and associations. In many areas affected by the earthquake, thousands of inhabitants managed to camp next to their houses, either individually or organizing informal groups for mutual help. During all phases of the long emergency period, social networks and Web applications proved very effective in allowing information exchange about events, needs, operations. In this sense, such resources demonstrated for the second time in Italy (after L'Aquila 2009) their potential, suggesting new applications at institutional level. The overall cost of the earthquake, beyond the tragedies of death and homelessness, includes a widespread crisis in the region's economy and the loss of production facilities - with the consequent temporary or permanent inability to meet market demands. A significant drop in occupation is expected, given that some enterprises will transfer their activities to other locations, lay employees off or simply shut down. The effects of these actions will play a non negligigble role in Italy's short and medium term situation: the geographical areas involved in the earthquake are among Italy's top ranking as far as production, innovation, international export are concerned. Other social and cultural consequences of the events are to be considered. Many communities affected by the earthquake will need to reconstruct and possibly to re-organize their geographic and functional systems. Political strategies in this process will have consequences on a widely multi-cultural social texture as the one involved. The reconstruction itself will need to take into account the espace vécu of the communities before and after the events, in order to deal with perceptive and geocultural issues. Social and political interventions should not be limited to providing housing, safety and security; rather, they should respond to the complex needs of inhabitants' "well-being", including their "sense of a belonging", the feeling of being part of a community and the geocultural facets of amor loci.

La sequenza sismica verificatasi in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto a partire dal Maggio 2012 ha provocato la morte di 27 persone, il ferimento di circa 350 e la condizione di sfollati per oltre 16.000 cittadini. Le scosse più violente si sono registrate il 20 Maggio (5,9 sulla scala Richter), il 29 Maggio (5,8 e 5,3). L'intera sequenza, tuttavia, è iniziata il 20 maggio e si è protratta per tutta l'estate, con un totale di oltre 2.400 terremoti di varia entità, fino a superare la magnitudo 5. Alla data di questo scritto, la sequenza sismica è fortemente ridotta in frequenza ed entità, ma è tuttora in corso. Le scosse più forti della sequenza sismica sono state percepite in una vasta area geografica comprendente l'Italia settentrionale e centrale, zone della Francia, dell'Austria, della Svizzera, della Germania e della Slovenia. Un gran numero di centri abitati della zona ha subito gravi danni agli edifici storici e agli impianti produttivi, a causa di una grave e in certa misura inaspettata vulnerabilità di tali strutture alle sollecitazioni sismiche. In molti casi è stato accertato che la progettazione, la costruzione e / o la manutenzione degli edifici non ha tenuto conto della possibilità di forti terremoti. Una possibile spiegazione per questo è che l'area geografica in questione non ha mai subito, nell'arco di secoli, fenomeni tellurici di questa portata. In alcune zone, come la "Bassa Modenese", monumenti ed importanti edifici storici sono andati perduti. Fra i circa cento paesi e cittadine colpite con varia severità dal terremoto, 15 hanno sofferto danni rilevabili fra i gradi 8 e 6-7 della scala EMS 98 (European Macroseismic Scale). Sono stati condotti più di 63.000 sopralluoghi speditivi e circa 39.000 verifiche di agibilità con scheda AeDES, al fine di ricavare un quadro complessivo della situazione. Nell'area maggiormente colpita dell'Emilia Romagna, compresa fra le province di Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Bologna, circa il 36% degli edifici è risultato agibile, il 36% inagibile, il 19% temporaneamente inagibile, il 4% parzialmente inagibile e il 5% inagibile per rischio esterno. L'assistenza alla popolazione è stata effettuata sotto il coordinamento del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, ma anche indipendentemente da questo, grazie alla solidarietà e al servizio prestato da associazioni e da privati. In molte aree danneggiate, migliaia di abitanti si sono organizzati per rimanere, con sistemazioni di fortuna, in prossimità delle loro case. Vasti "quartieri di tende"si sono formati in modo spontaneo, per scelta dei singoli o attraverso forme embrionali e improvvisate di organizzazione per garantire assistenza reciproca. In tutte le fasi del lungo periodo emergenziale, i social network e le applicazioni web si sono dimostrate molto utili nel consentire comunicazione e scambio di informazioni circa gli eventi, i bisogni e le operazioni in corso. In questo senso, tali risorse tecnologiche - e sociali - hanno mostrato per la seconda volta in Italia (dopo il terremoto dell'Aquila, nel 2009), il loro potenziale, suggerendo nuove opportunità a livello istituzionale. Il costo complessivo del terremoto, al di là delle tragedie legate ai lutti e alla perdita degli averi, comprende anche una diffusa crisi determinatasi nell'economia della regione coinvolta. Sono andate perdute strutture di produzione e questo ha determinato l'impossibilità, temporanea o definitiva, di rispondere alle richieste del mercato. È possibile che si verifichi un netto calo nell'occupazione locale, dato che alcune imprese trasferiranno altrove le proprie attività, altre ricorreranno alla cassa integrazione ed altre ancora, semplicemente, chiuderanno i battenti. Da ciò potrebbero conseguire effetti di rilievo sulla situazione globale dell'Italia nel breve e nel medio termine: la regione coinvolta nei terremoti, infatti, è sede di alcune fra le principali realtà del paese in fatto di produttività, innovazione ed esportazioni. Prima del terremoto, il sistema era in condizioni di produrre, da solo, circa l'1% del PIL nazionale. Alcuni fattori contingenti - fra cui eventuali risposte inadeguate o troppo lente da parte del governo centrale - potrebbero aggravare di molto le difficoltà di ripresa. Si prospettano, inoltre, conseguenze di natura sociale e culturale. Molte delle comunità terremotate dovranno ricostruire ed eventualmente riorganizzare il loro sistema geografico-funzionale allo scopo di risollevarsi dalla presente condizione di crisi. Le strategie politiche che saranno attuate in tale processo avranno conseguenze importanti su un tessuto sociale ad elevata multiculturalità com'è quello di cui si tratta. Per giunta, la ricostruzione materiale stessa dovrà tenere nel dovuto conto l'espace vecù delle comunità prima e dopo il terremoto, considerando adeguatamente le problematiche legate alla percezione e alla dimensione geoculturale. La ricerca ha già evidenziato l'urgenza di includere questi aspetti nelle strategie di ricostruzione post-terremoto, sulla scorta di esempi significativi tratti da altri eventi sismici del nostro paese. Gli interventi politico-sociali non dovranno limitarsi ad assicurare soluzioni abitative, sicurezza e ordine. Essi dovranno anche svilupparsi secondo la complessità dei bisogni di un completo "benessere sociale" degli abitanti, che rispetti il senso di appartenenza ai luoghi e la percezione di far parte di una comunità, nelle varie sfaccettature geoculturali dell'amor loci.

Considerazioni preliminari sulle conseguenze geografiche della sequenza sismica in Pianura Padana (maggio-settembre 2012)

CASAGRANDE G
2012-01-01

Abstract

The seismic events began in Northern Italy (Emilia Romagna, Lombardia and Veneto regions) in late May 2012 caused the death of 27 inhabitants, injuries to about 350 and the displacement of over 16,000. The strongest shocks were recorded on May 20th (magnitude 5.9 Richter) and May 29th (5.8 and 5.3). The overall sequence, however, started on May 20th and lasted throughout the summer, with a total of over 2400 shocks of varying energy, between magnitude 1 and 5. A large number of towns in the area suffered major damage to historic buildings and industrial facilities. In some cases it was determined that design, construction and / or maintainance of such buildings did not take into account the possibility of strong earthquakes. Out of the over 100 towns primarily affected by the quake, 15 suffered damage classified between grades 8 and 6-7 on the European Macroseismic Scale. In the mostly affected area of Emilia Romagna (provinces of Modena, Reggio Emilia, Ferrara and Bologna) 36% of the buildings resulted usable, 36% non usable, 19% temporarily unusable, 4% partially unusable and 5% unusable due to an external danger. Assistance to population was given under coordination of the national Dipartimento della Protezione Civile, but also by local initiatives and associations. In many areas affected by the earthquake, thousands of inhabitants managed to camp next to their houses, either individually or organizing informal groups for mutual help. During all phases of the long emergency period, social networks and Web applications proved very effective in allowing information exchange about events, needs, operations. In this sense, such resources demonstrated for the second time in Italy (after L'Aquila 2009) their potential, suggesting new applications at institutional level. The overall cost of the earthquake, beyond the tragedies of death and homelessness, includes a widespread crisis in the region's economy and the loss of production facilities - with the consequent temporary or permanent inability to meet market demands. A significant drop in occupation is expected, given that some enterprises will transfer their activities to other locations, lay employees off or simply shut down. The effects of these actions will play a non negligigble role in Italy's short and medium term situation: the geographical areas involved in the earthquake are among Italy's top ranking as far as production, innovation, international export are concerned. Other social and cultural consequences of the events are to be considered. Many communities affected by the earthquake will need to reconstruct and possibly to re-organize their geographic and functional systems. Political strategies in this process will have consequences on a widely multi-cultural social texture as the one involved. The reconstruction itself will need to take into account the espace vécu of the communities before and after the events, in order to deal with perceptive and geocultural issues. Social and political interventions should not be limited to providing housing, safety and security; rather, they should respond to the complex needs of inhabitants' "well-being", including their "sense of a belonging", the feeling of being part of a community and the geocultural facets of amor loci.
2012
La sequenza sismica verificatasi in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto a partire dal Maggio 2012 ha provocato la morte di 27 persone, il ferimento di circa 350 e la condizione di sfollati per oltre 16.000 cittadini. Le scosse più violente si sono registrate il 20 Maggio (5,9 sulla scala Richter), il 29 Maggio (5,8 e 5,3). L'intera sequenza, tuttavia, è iniziata il 20 maggio e si è protratta per tutta l'estate, con un totale di oltre 2.400 terremoti di varia entità, fino a superare la magnitudo 5. Alla data di questo scritto, la sequenza sismica è fortemente ridotta in frequenza ed entità, ma è tuttora in corso. Le scosse più forti della sequenza sismica sono state percepite in una vasta area geografica comprendente l'Italia settentrionale e centrale, zone della Francia, dell'Austria, della Svizzera, della Germania e della Slovenia. Un gran numero di centri abitati della zona ha subito gravi danni agli edifici storici e agli impianti produttivi, a causa di una grave e in certa misura inaspettata vulnerabilità di tali strutture alle sollecitazioni sismiche. In molti casi è stato accertato che la progettazione, la costruzione e / o la manutenzione degli edifici non ha tenuto conto della possibilità di forti terremoti. Una possibile spiegazione per questo è che l'area geografica in questione non ha mai subito, nell'arco di secoli, fenomeni tellurici di questa portata. In alcune zone, come la "Bassa Modenese", monumenti ed importanti edifici storici sono andati perduti. Fra i circa cento paesi e cittadine colpite con varia severità dal terremoto, 15 hanno sofferto danni rilevabili fra i gradi 8 e 6-7 della scala EMS 98 (European Macroseismic Scale). Sono stati condotti più di 63.000 sopralluoghi speditivi e circa 39.000 verifiche di agibilità con scheda AeDES, al fine di ricavare un quadro complessivo della situazione. Nell'area maggiormente colpita dell'Emilia Romagna, compresa fra le province di Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Bologna, circa il 36% degli edifici è risultato agibile, il 36% inagibile, il 19% temporaneamente inagibile, il 4% parzialmente inagibile e il 5% inagibile per rischio esterno. L'assistenza alla popolazione è stata effettuata sotto il coordinamento del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, ma anche indipendentemente da questo, grazie alla solidarietà e al servizio prestato da associazioni e da privati. In molte aree danneggiate, migliaia di abitanti si sono organizzati per rimanere, con sistemazioni di fortuna, in prossimità delle loro case. Vasti "quartieri di tende"si sono formati in modo spontaneo, per scelta dei singoli o attraverso forme embrionali e improvvisate di organizzazione per garantire assistenza reciproca. In tutte le fasi del lungo periodo emergenziale, i social network e le applicazioni web si sono dimostrate molto utili nel consentire comunicazione e scambio di informazioni circa gli eventi, i bisogni e le operazioni in corso. In questo senso, tali risorse tecnologiche - e sociali - hanno mostrato per la seconda volta in Italia (dopo il terremoto dell'Aquila, nel 2009), il loro potenziale, suggerendo nuove opportunità a livello istituzionale. Il costo complessivo del terremoto, al di là delle tragedie legate ai lutti e alla perdita degli averi, comprende anche una diffusa crisi determinatasi nell'economia della regione coinvolta. Sono andate perdute strutture di produzione e questo ha determinato l'impossibilità, temporanea o definitiva, di rispondere alle richieste del mercato. È possibile che si verifichi un netto calo nell'occupazione locale, dato che alcune imprese trasferiranno altrove le proprie attività, altre ricorreranno alla cassa integrazione ed altre ancora, semplicemente, chiuderanno i battenti. Da ciò potrebbero conseguire effetti di rilievo sulla situazione globale dell'Italia nel breve e nel medio termine: la regione coinvolta nei terremoti, infatti, è sede di alcune fra le principali realtà del paese in fatto di produttività, innovazione ed esportazioni. Prima del terremoto, il sistema era in condizioni di produrre, da solo, circa l'1% del PIL nazionale. Alcuni fattori contingenti - fra cui eventuali risposte inadeguate o troppo lente da parte del governo centrale - potrebbero aggravare di molto le difficoltà di ripresa. Si prospettano, inoltre, conseguenze di natura sociale e culturale. Molte delle comunità terremotate dovranno ricostruire ed eventualmente riorganizzare il loro sistema geografico-funzionale allo scopo di risollevarsi dalla presente condizione di crisi. Le strategie politiche che saranno attuate in tale processo avranno conseguenze importanti su un tessuto sociale ad elevata multiculturalità com'è quello di cui si tratta. Per giunta, la ricostruzione materiale stessa dovrà tenere nel dovuto conto l'espace vecù delle comunità prima e dopo il terremoto, considerando adeguatamente le problematiche legate alla percezione e alla dimensione geoculturale. La ricerca ha già evidenziato l'urgenza di includere questi aspetti nelle strategie di ricostruzione post-terremoto, sulla scorta di esempi significativi tratti da altri eventi sismici del nostro paese. Gli interventi politico-sociali non dovranno limitarsi ad assicurare soluzioni abitative, sicurezza e ordine. Essi dovranno anche svilupparsi secondo la complessità dei bisogni di un completo "benessere sociale" degli abitanti, che rispetti il senso di appartenenza ai luoghi e la percezione di far parte di una comunità, nelle varie sfaccettature geoculturali dell'amor loci.
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